Fuorisalone 2012, l'altra faccia del design

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Design auto-prodotto, “Temporary museum for New Design”

Non solo grandi marchi, non solo business e nomi famosi, il Salone del Mobile 2012 di Milano e in particolare il Fuorisalone, è anche il design a Km 0, ecologico o autoprodotto, come quello esposto a Cascina Cuccagna, un'oasi verde nel cuore di Milano, luogo d'incontro, cultura, buon cibo e buon design. Questa è solo una parte del Fuorisalone che offre spazio in cortili, abitazioni e vecchie fabbriche ristrutturate, ai grandi nomi del design e ai loro effetti speciali, accanto a giovani designer, soprattutto danesi, svedesi e svizzeri. La tendenza dell’anno sembra proprio confermare l’affermarsi del design scandinavo e danese, che propongono un cambiamento nei modi di progettare, nelle tecnologie e nella scelta dei materiali: è il legno abbinato a plastica riciclata e materiali ecologici a fare da sottofondo stilistico e funzionale nei prodotti esposti tra un cortile e l’altro della vivace Zona Tortona.
Lampade Plinio il Giovane, Milano
Pouf in materiale riciclato, Ricrea
Un must visitare il grande spazio espositivo di Superstudio Più trasformato in un grande museo del design il cui ingresso è sovrastato dalla scritta “Temporary museum for New Design”. Il concept che fa da filo conduttore è il racconto di una storia che accompagna ogni spazio espositivo con parole e aforismi, introducendo un grande show fatto di effetti speciali e giochi di luce, come il grande spazio espositivo di Canon e le emozioni ispirate alla volta celeste e ai pianeti che introducono le lampade di Foscarini proiettati su un cielo di schermi da guardare sdraiati sui pouf.
Stand Foscarini, Superstudio Più
Installazione di luce, Canon
Un desiderio di tornare al naturale e proporre un design più sostenibile è apprezzato soprattutto in un anno di crisi come questo, non a caso il salone del mobile ha visto il 70% di visitatori stranieri, grandi assenti gli italiani, forse soffocati dalla crisi e dai costi che il salone richiede per esserci sia come espositori sia come visitatori. Unici salvi i grandi marchi che grazie alla ricerca tecnologica e all’internazionalizzazione hanno saputo tenere alto il valore del design Made in Italy nel mondo. 
Ma se i giovani nuovi talenti non trovano spazio nei luoghi di esposizione tradizionali, nasce una formula espositiva inedita: un esperimento di “Urban”, mensile milanese che si occupa di moda, design e tendenze, in collaborazione con nomi noti del mondo della fotografia e dell’arte che hanno ospitato giovani designer nelle loro case, trasformare in museo privato. Foster Care è un progetto che riporta il design nei luoghi dell’abitare, in cui giovani designer sono stati per così dire adottati temporaneamente da padroni di casa come il fotografo Francesco Jodice, la dealer d’arte Irene Crocco, Nicola Zanardi di Hublab, Barbara Ghella, direttrice di una community fotografica, Instagr.am, infine Antonio Piccirilli, fashion designer. Gli ospiti i giovani Alejandro Ceron, spagnolo approdato al Politecnico di Milano, con i suoi oggetti scultura disegnati come linee nello spazio, la food designer Linda Monique che associa forma e gusto in una performance culinaria dal titolo MMM, l’italiano Antonio Scarponi, di base a Zurigo con Hedron, una green house per la coltivazione di piante sui tetti delle case, progettata con Urban Farmers.
Un caso che dimostra che un'alternativa per i giovani che con passione si dedicano al loro lavoro esiste e si può costruire creando delle formule nuove per esprimersi e venire allo scoperto. I giovani di oggi possono sovvertire l'ordine precostituito da istituzioni e organizzazioni, con nuovi strumenti, attraverso la creazione di reti, sociali e virtuali, creando progetti sopra le righe, a metà tra arte e provocazione, o idee molto concrete, fatte di funzionalità e scelte sostenibili, che hanno uno sguardo proiettato nel futuro, quello della loro generazione e di quelle che verranno.

Play the Apes, Alejandro Ceron
Food design, Linda Monique
Green House di Antonio Scarponi